Pegarun
Mai Mulà..
Iscriversi alla Resegup è sempre difficile per vari motivi. Dal punto di vista pratico, perché bisogna farlo molto presto, ma anche dal punto di vista psicologico perché si sa che un sabato pomeriggio di giugno potrebbe essere molto caldo. Ma la gara è molto bella, molto partecipata e con tantissimo tifo su tutto il percorso, quindi il richiamo è sempre molto forte.
Sei mesi dopo l’iscrizione arriviamo al 6 giugno, e come previsto fa caldo. Anzi, di più, caldissimo, ben più di 30 gradi. So che la gamba è buona, ma per chi come me soffre il caldo, in questi casi la gamba conta poco. Ore 15.30 pronti, via! Dopo 500 metri ho già capito che sarà durissima. I primi 5 km sono una sorta di Calvario, con l’asfalto da sotto che emana calore come una stufa e il sole che picchia da sopra. Per me è come un girone infernale dantesco. La voglia di fermarmi è tantissima: non so se ce la farò, sono vicino alla partenza, domani c’è un’altra gara… Ci sono tante buone ragioni per ritirarsi. Vedo fermi Ionut e Clemente, sarei anche in buonissima compagnia. Decido di tirare avanti qualche metro, qualche spettatore conta le posizioni, sono circa 300°. Considerando che ero partito abbastanza avanti, ne ho perse almeno 200. Mi fermo al ristoro della capanna Stoppani (6,5 km di gara) per bere qualche litro d’acqua, mi passano ancora in tanti.
Nel frattempo le nuvole, prima molto rade, cominciano a concentrarsi e con grande piacere sento qualche tuono verso la Grignetta. Uscendo dal bosco si vede un bel temporalone su Lecco, qui in alto non piove ma ormai il vento e i vicini temporali hanno abbassato la temperatura di un bel po’. Il vento smuove anche le nubi, e il cielo grigio della canicola si rompe in qualche squarcio azzurro. Per me è la salvezza, la resurrezione. Finalmente adesso le gambe riescono ad esprimere il loro potenziale e nella seconda parte della salita, quella più dura, riesco a recuperare decine e decine di posizioni. Arrivato in cima, al rifugio Azzoni, il panorama è spettacolare: l’aria ripulita dai temporali fa vedere lontano e in val Imagna tra uno scroscio e l’altro c’è spazio anche per l’arcobaleno.
Fine della salita, peccato perché adesso ne avrei fatta ancora un bel po’. Ripartiamo invece in discesa con una bella lucidità che mi permette di recuperare ancora qualche decina di concorrenti. Una storta nel bosco, ma tutto ok, normale amministrazione. Arrivo molto bene ai piani d’Erna e dopo il ristoro mi butto giù per la discesa tecnica recuperando ancora. Poi si fa più tranquilla ma le emozioni non sono finite e mi ritrovo in terra sulle rocce, qualche botta e qualche escoriazione ma posso continuare senza problemi. Dopo 75 gare senza un graffio ci può stare! La bandana anti caldo che avevo in testa diventa benda per la mano ma ormai siamo in vista di Lecco…
Ripasso con una bella corsa dove poco prima camminavo con la lingua per terra fino ad arrivare sull’asfalto. Gli ultimi km in città sono interminabili, ma a differenza dell’inizio gara adesso sono sopportabili, e l’arrivo sul lungolago tra due ali di folla è sempre spettacolare. Alla fine sono 123°, quindi ho recuperato tutte le 200 posizioni che avevo perso nei primi 6 km chiudendo con “soli” 20 minuti in più dell’anno scorso.
Alla fine di questa gara, la più ricca di emozioni della mia carriera, posso dire di essere contentissimo di non essermi ritirato, anche se ci sono andato molto molto vicino. Sono riuscito a trovare una forza di volontà che non pensavo di avere. Mai mulà!
Di Paolo Grossi 2015.
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